Biennale d’arte di Venezia. Una delle caratteristiche che l’arte possiede è quella di essere un’esperienza unica e illuminante.
Fotografia: Claudio Tuti
Musica originale: Lounge Lizard by Mike Figgis
Durata: 4'40"
Software: Wings Platinum 4
Formato: 2,35:1
Anno realizzato: 2013
Claudio Tuti
Claudio nasce a Gemona del Friuli nel 1953.
Nei primi anni ’70, ventenne, si accosta alla pittura; partecipa ad alcuni concorsi extempore e fa parte del gruppo di artisti gemonesi.
Archiviata la parentesi pittorica perché sopraggiunti i catastrofici eventi sismici del 1976 che distrussero interi paesi, Claudio, forse per paura di perdere definitivamente ancora una volta ciò che della vecchia Gemona era rimasto e con il rammarico di non averlo fatto prima, inizia ad appassionarsi alla fotografia, interesse che coltivava già, ma ad un livello pressoché dilettantistico o poco più.
Negli anni dell’immediato post-terremoto si costituisce il Gruppo Fotografico Gemonese, al quale Claudio quasi da subito si affianca e del quale tutt’ora fa parte. Il gruppo gli fornisce lo stimolo e le occasioni per migliorarsi tecnicamente, per trovare ogni volta quei momenti unici ed irripetibili da imprimere sulla carta, testimoni di un attimo.
Vince concorsi, ma soprattutto la stima degli altri fotografi, per la qualità, la ricercatezza e la sensibilità sprigionate dalle sue opere.
In famiglia si apprezza molto la buona musica, passione che presto conquista anche Claudio.
Per alcuni anni collabora con una compagnia di teatro: a lui è affidata la scelta dei brani musicali e dei suoni.
Questa esperienza gli permette di affinare quel magico connubio tra suono e immagine, elemento fondamentale della multivisione.
Ma la pura fotografia, la singola immagine non bastano più a Claudio, che a questo punto, verso la fine degli anni ’90, scopre questo nuovo e affascinante mezzo di espressione: la multivisione, la risposta alla sua smania di ricerca del nuovo e al suo desiderio di creare anche dopo lo scatto fotografico, unendo il suo amore per la fotografia a quello per la musica.
Inizialmente la tecnica di proiezione è molto complessa: comprende una serie di proiettori per diapositive che vengono utilizzati alternativamente o simultaneamente (lui ne usava 4). Le possibilità creative sono però limitate perché non sempre un’idea può poi essere realizzata. Ma con l’evento del digitale, le cose cambiano: si riesce a tradurre in immagini tutto ciò che prima sembrava improponibile, lasciando così libero sfogo alla fantasia.
L’ultima più recente evoluzione di Claudio Tuti, nella realizzazione dei suoi lavori multivisivi, è l’abbandono del formato classico di visione, cioè il formato fotografico, a favore di un formato panoramico (cinemascope), dove la maggior superficie istiga l’autore a pungolare la propria creatività.
Claudio Tuti non è una persona che ama molto parlare di se. Una vita disciplinata, quasi rigorosa, la sua, senza mai alcun eccesso, se non la sua passione per la fotografia, l’unica chiave che apre la porta del suo cuore, spalancando le braccia ai ricordi, alle emozioni, alle paure, ai sogni, agli ideali. I suoi “quadri” multivisivi parlano per lui dei temi della vita, dell’amore, della libertà e della giustizia: i temi dei poeti e proprio di poesia dell’immagine si tratta.
Recentemente la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) gli ha conferito l’Onorificenza di AV- AFI – Artista Fotografo Italiano, che viene concessa a chi ha dimostrato una particolare personalità, sotto il profilo artistico o di significato, con la propria produzione di audiovisivi.